• Nell’ultimo incontro fra la premier italiana Meloni ed il suo omologo israeliano Netanyahu è stato trattato, fra gli altri, anche l’argomento gas
    Non è un mistero che l’Italia punti a diventare un hub europeo del metano, ed in questo le forniture israeliane potrebbero giocare un ruolo molto importante. Un’idea che trova l’appoggio israeliano, dal momento che il paese punta ad incrementare le proprie esportazioni di gas in Europa.
    Al momento le strade per avere gas israeliano sono due: da una parte la trasformazione in GNL, dall’altro la costruzione del nuovo gasdotto East Med. In quest’ultimo caso, però, le difficoltà non mancano. Infatti il percorso del metanodotto, per arrivare fino in Grecia dove andrebbe a confluire nel Poseidon che arriva ad Otranto, dovrebbe attraversare un tratto di mare, nelle vicinanze di Cipro, molto conteso e fortemente militarizzato. La realizzazione di un’infrastruttura del genere potrebbe generare nuovi scontri e portare ad una escalation con conseguenze difficile da gestire.
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  • Il progetto di una Hydrogen Valley in Sardegna che sfrutti i siti industriali dismessi suscita interesse. Sono nove, infatti, le richieste già arrivate nell’ambito del bando adibito sia soggetti pubblici che privati. Per un monte investimenti di 61 milioni €.
    Per produrre idrogeno verde sull’isola, contribuendo sia al suo equilibrio energetiche che alla ricerca di soluzioni sostenibili per il sistema paese, il PNRR mette a disposizione 21 milioni €.
    Ora il compito passa al soggetto politico regionale, che dovrà valutare i vari progetti per finanziare quelli più meritevoli.
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  • L’ENI sta trattando nuovi investimenti con il governo algerino per aumentare la produzione di gas, in modo da avere più metano disponibile all’esportazione in Europa passando dalla rotta italiana.
    Ma l’impegno del colosso italiano nel paese nord-africano non si limita a questo. Infatti è recente l’acquisizione di tutte le attività di British Petroleum in Algeria, a conferma della solida partnership che ha portato il paese ad essere il primo fornitore di metano all’Italia nel 2022.
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  • Le importazioni di GNL in Europa nel 2022 sono cresciute del 63%.
    L’Agenzia Internazionale per l’Energia, che ha fornito il dato, prevede che la crescita non si arresterà neanche nel 2023, con un +4,3%. A livello di quantità l’importazione di metano liquefatto è aumentata di 66 miliardi mc, in gran parte coperti dagli Stati Uniti, che hanno fornito 43 miliardi mc. A seguire il Qatar, che aumentato le sue forniture di 5 miliardi mc, poi Egitto (5 miliardi mc), Norvegia (3), Angola (2), Trinidad e Tobago (2). In realtà anche la Russia, per la cui vicenda in Ucraina è stato necessario questo aumento delle importazioni di GNL, ha contribuito. Infatti gli arrivi del suo metano liquefatto sono aumentati di 2 miliardi mc che hanno rimpiazzato, seppur in piccolissima parte, i mancati arrivi via gasdotto.
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  • Dopo mesi di prezzi alle stelle il 2023 sembra iniziato con segnali positivi per il costo del metano. Infatti al deciso calo di gennaio ha fatto seguito una ulteriore riduzione a febbraio, con quotazioni all’ingrosso ribassate del 13%.
    Il trend sembrerebbe confermato anche per i mesi a venire e pure in vista del prossimo inverno la situazione prezzi/forniture non desta, almeno al momento, particolari preoccupazioni.
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  • Industrie De Nora Spa, multinazionale italiana attiva in elettrochimica e leader nell’idrogeno verde. Ha annunciato l’acquisizione di un’area a sud di Cernusco sul Naviglio dove realizzare il progetto “Italian Gigafactory”.
    L’idea è di dar vita ad un polo produttivo capace di realizzare fino a 2 GW di elettrolizzatori per la generazione di idrogeno verde, oltre a sistemi e componenti per l’elettrolisi dell’acqua e la produzione di celle a combustibile.
    L’inizio della costruzione della gigafactory dovrebbe iniziare nella seconda metà di quest’anno, burocrazia permettendo.
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  • Con l’inverno ormai alle spalle i timori per la scarsità nelle forniture di metano si ridimensionano, pur con la necessità di elaborare strategie per affrontare al meglio la stagione 2023/2024.
    Ovviamente la situazione geopolitica scatenata dalla guerra Russia-Ucraina è destinata a cambiare per sempre il settore. L’Europa ha infatti maturato la scelta di non far più affidamento sulle forniture russe, con la conseguenza di elaborare nuove politiche di approvvigionamento di lungo periodo.
    Per quanto concerne l’inverno appena trascorso i mancati arrivi dalla Russia sono stati sostituiti da maggiori quantità di metano norvegese (+4 miliardi mc, nuovo primo fornitore europeo) e dall’Azerbaijan (+3 miliardi mc dal gasdotto TAP). Sono, invece, diminuiti i flussi dal nord-Africa, anche se i dati italiani farebbero pensare al contrario. La spiegazione risiede nel fatto che una grossa fetta del metano algerino e libico che arrivava in Europa dalla Spagna è stato deviato al consumo interno e/o alle forniture italiane. In quest’ottica è palese l’importanza della buona riuscita degli accordi fra il nostro paese, che come detto punta a diventare un hub mediterraneo del gas che possa assicurare forniture all’intero continente, con le stesse Libia ed Algeria.
    In realtà la maggior parte del metano russo è stato sostituito con GNL. Infatti le forniture europee nel 2022 sono aumentate, come già detto, di oltre il 60%, per un totale di 170 miliardi mc. Il primato nelle forniture spetta al Qatar, seguito dall’Australia. Sono cresciuti anche gli arrivi dalla Russia e, soprattutto, dagli Stati Uniti (+11%). In particolare quest’ultimo dato fotografa quello che si presenta come un vero e proprio nuovo scenario mondiale. Infatti in passato il GNL americano era appannaggio quasi esclusivo dell’Asia, Cina in particolare ma anche India, Corea del Sud e Giappone. Oggi una buona fetta viene, invece, assorbita dall’Europa costretta a far fronte alla stretta sulle importazioni russe. Come sappiamo questo domino non è stato a buon mercato per noi europei. Infatti se nel mercato asiatico, dominato da contratti di fornitura pluriennali legati al prezzo del petrolio, ci sono stati rincari sul GNL in alcuni casi anche dell’80% (sembra che solo la materia prima in arrivo in Cina, per motivi legati a volumi, contrattualità ed importanza geostrategica, abbia limitato i rincari al 20%) l’Europa è stata letteralmente costretta a strapagare il GNL per far fronte alle proprie necessità di riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno. Infatti il Vecchio Continente si è dovuto affidare al mercato spot, dove a fronte di rincari anche del 200%, è riuscito a comprare il metano necessario a non trovarsi sguarnita in vista dell’inizio dell’inverno. Questa, in soldoni, è la dinamica che ha portato prezzi pressoché assurdi nel corso della passata estate.
    Questo grande sacrificio, anche in virtù di una stagione fredda non troppo aggressiva ed iniziata in ritardo rispetto al passato, ha permesso al nostro continente di affrontare l’intero inverno con gli stoccaggi pieni ed un flusso di forniture costante che ha, pian piano, riportato le quotazione del metano a prezzi più accettabili quali quelli che vediamo oggi.
    Per quanto riguarda il futuro nel 2023 non sono previste corpose nuove immissioni di metano sul mercato. Ma gli analisti non vedono la situazione come problematica, specie in virtù del fatto che i consumi dovrebbero confermare la tendenza all’abbassamento già vista questo inverno.
    (Newsletter GME 27/2023)

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