• ENEA ha aggiornato il contatore dei dati sui lavori legati al Superbonus. A fine giugno risultavano 24.000 cantieri aperti e oltre 3,5 miliardi € di lavori già certificati.
    Analizzando i dati si nota un raddoppio mensile dei lavori legati all’incentivo, segno che la norma sta dando gli effetti sperati. Fondamentale, in questo senso, è la semplificazione delle procedure, oltre alla disponibilità nel tempo del Superbonus stesso. Proprio gli aspetti sui quali si sta lavorando per snellire gli adempimenti burocratici e prorogare l’incentivo almeno fino a tutto il 2023 per tutte le tipologie di intervento.
    (www.e-gazette.it)

 

  • Come accennato nelle news del mese scorso la spinta all’elettrificazione di tutti i consumi ha già mostrato il suo rovescio della medaglia con i black-out di Milano. Oggi andiamo ad analizzare un altro aspetto.
    A giugno le importazioni di energia elettrica hanno toccato i 3,7 TWh, in aumento del 369% rispetto allo stesso mese del 2020. Da notare che, storicamente, giugno era il mese del massimo export per il nostro sistema.
    L’analisi dei flussi mostra un incremento deciso degli arrivi dalla Francia; vale a dire di energia prodotta da nucleare che, sebbene nel ciclo strettamente produttivo sia priva di importanti risvolti ambientali, non può sicuramente essere considerata eco-friendly quando si parla di smaltimento delle scorie.
    La grande richiesta di energia elettrica ha avuto impatti importanti anche sui prezzi, con quello medio che è triplicato rispetto al 2020, toccando quota 84,36 €/MWh.
    (www.e-gazette.it)
  • Ancora un segno positivo per il mercato climatizzazione nel trimestre aprile-giugno. A comunicarlo è Assoclima sottolineando che si tratta del secondo trimestre positivo per l’anno in corso.
    (www.casaeclima.com)

 

  • Germania e Stati Uniti sono arrivati ad un accordo per il completamento del gasdotto North Stream 2. La fumata bianca arriva dopo le minacce statunitensi di sanzioni per l’opera, che nell’idea americana avrebbe portato l’Europa a dipendere troppo dal gas russo.
    In realtà l’accordo è stato bersaglio di molte critiche. Tutti gli osservatori hanno trovato molto vaghi e privi di effettiva capacità di incidere gli annunci di un contrasto all’utilizzo della pipeline come arma di ricatto politico da parte della Russia (situazione nei fatti impossibile da attuare visto che da lì passerà solo metano russo) e la promessa di aiuti ad Ucraina e Polonia per lo sviluppo delle energia alternative, così da non dipendere più dal gas russo e dalle servitù di passaggio di quest’ultimo.
    La verità è che in questo, come in tutti i casi similari, ha prevalso la realpolitik: gli USA, dopo i contrati dell’era Trump, avevano bisogno di ricostruire un rapporto con la Germania e di certo mettere i bastoni fra le ruote ad un’opera considerata essenziale in terra tedesca non sarebbe stato un buon viatico. Oltre a questo l’opera è praticamente completata, dunque oggettivamente improponibile cercare di bloccarla o sanzionarla, così come cercare una soluzione diversa per garantire l’approvvigionamento in Europa Centrale.
    (www.e-gazette.it)

 

  • Il G20 su clima ed energia di Napoli ha portato ad un accordo in linea con le premesse di Parigi 2015. Con i distinguo di Cina ed India che frenano su 2 punti importanti: uscita dal carbone entro il 2025 e contenimento dell’aumento della temperatura entro 1,5°C nel 2050.
    La riunione ha ribadito l’indispensabilità della transizione energetica, che però dovrà essere giusta e non lasciare indietro nessuno. Da qui le posizioni di Cina ed India, che per coltivare la loro crescita e migliorare le condizioni di vita della loro popolazione hanno ancora bisogno di energia tradizionale. Infatti gli stravolgimenti ai sistemi paese dei due colossi sarebbero tali da mettere a rischio il percorso di uscita dalla povertà in atto.
    Tutti i partecipanti al G20 hanno riconosciuto anche il ruolo del cambiamento climatico nella perdita di biodiversità. In quest’ottica l’impegno è di promuovere le rinnovabili, in particolare quelle che possono fornire grandi quantità di energia come l’eolico off-shore e lo sfruttamento dell’energia oceanica. Grande importanza è stata, poi, riconosciuta al ruolo dell’efficienza energetica. Allo stesso modo l’idrogeno sarà il perno dell’economia energetica futura, specie per quei settori nei quali l’elettrificazione sarebbe più complicata.
    Il punto chiave attorno cui è girato l’intero incontro e, in generale, tutti i discorsi e le politiche della transizione energetica, è stato la gradualità del processo. È chiaro che una rivoluzione del genere non possa avvenire dall’oggi al domani, e neanche nell’arco di 10, come in alcuni settore dell’ambientalismo più spinto si predica. È quindi inutile propagandare obiettivi irrealistici. Anche perché il mondo dovrà andare avanti, possibilmente in maniera migliore rispetto al passato, specie per quella massa di persone (e si torna al discorso di Cina ed India) che sta uscendo da situazioni croniche di difficoltà.
    All’interno del G20 non è mancata l’attenzione alle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, che ormai vengono considerati come un dato assodato con cui dover fare i conti per limitarne al minimo le conseguenze. Per questo verranno impegnate quote importanti dei piani nazionali di ripresa e resilienza. Risorse che dovranno anche fungere da stimolo per investimenti privati, anche attraverso la facilitazione dell’accesso al credito, in un’ottica di sviluppo sia economico che sociale.
    Per fare tutto ciò sarà fondamentale un sistema di monitoraggio, che misuri sia gli effetti delle politiche e consenta di condividere le buone pratiche.
    (www.e-gazette.it)

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