• SNAM ha perfezionato l’acquisto di 2 navi rigassificatrici come richiesto dal governo per accelerare l’uscita dalla dipendenza dal gas russo.
    La prima, Golar Tundra, è costata 350 milioni $ e permette sia il trasporto/stoccaggio (fino a 170.000 mc) che la rigassificazione del GNL. Assicurerà al nostro paese 5 miliardi mc di metano l’anno; quanto basta per coprire il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione al 25% della domanda italiana.
    Non solo aspetti positivi, però, in questa operazione. Infatti la base operativa scelta è il porto di Piombino: una decisione fortemente contestata da autorità locali e cittadini che ritengono pericoloso lo stazionamento in rada dell’imbarcazione. Un braccio di ferro che non ha ancora trovato una vera e propria soluzione e che l’insediamento del prossimo esecutivo, politico e non tecnico come quello presieduto da Draghi, potrebbe rimettere in discussione con tutto quel che ne conseguirebbe. Prima fra tutti la data di entrata in funzione, prevista secondo la vecchia tabella di marcia, per la primavera del prossimo anno.
    Come detto in precedenza la Golar Tundra non è però l’unica nave rigassificatrice acquistata da Snam. Infatti a distanza di poche settimane da questo è stato perfezionato anche l’acquisto della BW Singapore, anch’essa con capacità di trasporto/stoccaggio di 170.000 mc e possibilità di rigassificazione del GNL, anche in questo caso fino a 5 miliardi mc/anno. In questo caso il luogo di esercizio scelto, non ancora definitivo, è il mare al largo di Ravenna, dove già operano impianti di estrazione gas e che, per la distanza dalle coste e l’atteggiamento pienamente favorevole della politica locale non sembra incontrare particolari contrasti.
    Dando uno sguardo in generale la politica di ricorrere ad impianti di rigassificazione, specie di tipo mobile, è comune anche ad altri paesi europei. In particolare la Germania ha già ordinato 4 navi rigassificatrici che, però, non verranno acquistate ma solamente noleggiate. Questo perché i tedeschi hanno già avviato l’iter per la costruzione di almeno 2 grandi rigassificatori lungo le loro coste. Una conferma abbastanza esplicita che, al di là delle campagne di comunicazione volte a demonizzare il gas, il superamento del suo utilizzo non sembra esattamente dietro l’angolo.
    (www.repubblica.it)

 

  • “Entro la seconda metà del 2024 dovremmo essere autonomi dal gas russo”. Lo sostiene il ministro della Transizione Energetica Roberto Cingolani dopo la missione in Africa per stringere nuove partnership e consolidare quelle storiche.
    Per sostituire i 29 miliardi mc russi ci sarà un incremento degli arrivi dall’Algeria per 9 miliardi mc, poi altri 12,7 da nuove forniture di GNL da Angola, Congo, Qatar ed Algeria. Questi nuovi arrivi, uniti alla crescita delle rinnovabili che nel 2025 potranno farci risparmiare 7 miliardi mc di gas, saranno sufficienti a coprire le attuali importazioni dalla Russia. In realtà nel conto vanno inseriti anche i biocarburanti, che nel 2025 permetteranno di rimpiazzare 10 miliardi mc di gas.
    (www.repubblica.it)

 

  • L’Italia punta sempre più sull’idrogeno verde. Il ministro Cingolani ha firmato il decreto che apre all’investimento di 450 milioni € per sviluppare una filiera che riesca a produrre 1 GW di potenza entro il 2026.
    L’idrogeno verde ha dalla sua una grande versatilità, poiché è possibile stoccarlo a prezzi competitivi e per lunghi periodi. Inoltre la sua combustione genera solo acqua e bassissime quantità di azoto.
    (www.infobuildenergia.it)

 

  • En Energia ha inaugurato ad Ostra (An) il suo primo impianto per la produzione di biogas. Una volta  a regime trasformerà 32.000 ton. di rifiuto umido in 3 milioni mc di metano da immettere in rete. Una quantità sufficiente a coprire le esigenze di 3000 abitazioni. L’impianto, progettato in un’ottica di sostenibilità ed economia circolare, lavorerà i rifiuti della provincia, evitando le spese e emissioni legate al trasferimento fuori regione per lo smaltimento.
    Quello di Ostra è il primo impianto del genere nelle Marche, dove ci sono già progetti per almeno altre 5/6 installazioni. Infatti, come sostiene il direttore generale di Astea Energia, la multiutility che controlla En Energia, “si tratta di un modello virtuoso replicabile su larga scala, dove i rifiuti del territorio diventano energia a supporto dello stesso”.
    In un quadro largamente positivo l’unica nota davvero stonata riguarda l’iter burocratico da affrontare per la realizzazione di opere simili. Sempre il dirigente Astea ha dichiarato che “la procedura per la struttura di Ostra è durata 8 anni, di cui 2 per la costruzione vera e propria ed il resto per gli adempimenti burocratici”.
    (www.radioerre.it)

 

  • Come già accennato nelle notizie precedenti la missione di Mario Draghi in Algeria ha portato a siglare nuovi accordi di fornitura di ulteriori 4 miliardi mc di gas, rafforzando la posizione di primo fornitore che il paese nord-africano ha già raggiunto nel corso di quest’anno.
    La partnership non si limiterà, però, alla sola fornitura di metano. È stata infatti sottoscritta una collaborazione anche per lo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare idrogeno verde, solare, eolico e geotermico. Oltre ad un ulteriore aumento del flusso di metano verso l’Italia nei prossimi anni.
    In realtà la partita del gas si gioca anche a livello continentale e con partner diversi, vista la ormai assodata inaffidabilità di Gazprom dimostrata non da ultimo con l’affaire Northstream. In questo senso la Comunità Europea sta stringendo nuovi accordi con l’Azerbaijan dove è previsto un rafforzamento dei flussi sulla direttrice sud, quella, per capirsi, che arriva in Italia con il TAP. Già quest’anno la fornitura di metano da Baku è passata da 8 a 12 miliardi mc, con una previsione di raddoppio delle forniture già nel 2027. Ovviamente di questo beneficerà anche il nostro paese, con i gasdotto interessato che sarà interessato da lavori per poterne aumentare la portata.
    (www.repubblica.it)

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