• Le emissioni di metano lungo la filiera, dalla produzione alla distribuzione, rappresentano un problema per la più sostenibile delle fonti tradizionali. Da qui l’esigenza di interventi per limitarle.
    Il metano (CH4) è il secondo gas serra per importanza dopo la CO2 e costituisce il 10% delle emissioni climalteranti. Il 46% delle emissioni di metano derivano dall’agricoltura, quindi gestione dei rifiuti con il 36% ed usi energetici con il 18%.
    Puntando l’attenzione al nostro paese le emissioni fuggitive dalle filiere di gas e petrolio sono diminuite del 46,3% fra il 1990 ed il 2018. Al contrario le emissioni derivanti dalla combustione (parte incombusta) sono cresciute del 25%. Le attività che più contribuiscono all’interno della filiera italiana sono le reti di distribuzione con il 78%, seguite dalle attività di stoccaggio e trasporto (inclusa la rigassificazione) con il 17%, quindi l’attività di produzione vera e propria con il 3% e quella di processing a chiudere con il 2%. Tutte hanno, come già accennato, comunque conosciuto forti contrazioni negli ultimi 26 anni, a conferma che si sta andando nella direzione giusta.
    Le emissioni fuggitive di metano ad oggi in Italia sono quantificabili in 4 milioni ton. Di CO2 equivalente.
    Questo problema è ben presente anche in ambito continentale, tanto che anche l’European Green New Deal la inquadra come questione che necessita di un intervento strategico per essere arginata al massimo. Per tale motivo è in atto un processo di consultazione che coinvolge imprese, associazioni e cittadini per studiare a fondo il problema ed individuare le migliori strategie di azione.
    Un aspetto non secondario per quanto riguarda l’Europa e la sua capacità di intervento risiede nel fatto che noi importiamo quasi tutto il gas che utilizziamo. Dunque le perdite di filiera che hanno luogo sul nostro territorio e sulle quali possiamo intervenire rappresentano solo una fetta molto limitata del totale, che vede nei luoghi di produzione il nocciolo della questione. Questo, come è facilmente intuibile, rappresenta un ulteriore ostacolo alla quantificazione delle reali dimensioni del problema e, soprattutto, all’adozione di contromisure per arginarlo.
    A livello internazionale la principale iniziativa volta al controllo e riduzione delle emissioni di filiera è stata lanciata nel 2014 dal Segretario Generale dell’ONU in occasione del vertice sul clima. Si tratta del progetto Oil and Gas Methane Partnership (OGMP) destinato a coinvolgere le principali aziende del settore per ridurre le perdite nelle fasi di esplorazione, estrazione e produzione. L’OGMP punta a ridurre queste emissioni del 45% entro il 2025, per arrivare ad un calo del 65-70% nel 2030. Un’iniziativa senz’altro importante che, però, ha il grosso limite di essere su base volontaria. Particolare che portato solo il 10 società (che rappresentano il 15% della produzione mondiale) ad aderirvi. La strada ad una soluzione del problema, dunque,  è ancora lunga.
    (Newsletter GME 140/2020)

 

  • Il Governo sta lavorando alla proroga del Superbonus 110%.
    Vari esponenti hanno infatti indicato che l’incentivo potrebbe essere prorogato per almeno altri 3 anni e qualcuno si è spinto ad ipotizzare una sua stabilizzazione a tempo indeterminato. A questo proposito è da sottolineare la dichiarazione con la quale il ministro Patuanelli (Sviluppo Economico) in un’intervista dello scorso 4 settembre apriva a questa possibilità.
    Il prolungamento è sollecitato da più parti poiché la semplice organizzazione di lavori così importanti in realtà quali i condominii potrebbe richiedere tempi molto lunghi già solamente. Allo stesso modo la durata fino al 31/12/2021 sarebbe molto stretta vista la mole di documentazione che è necessario presentare per potervi accedere.
    Probabilmente questo dubbio verrà sciolto già il 15 ottobre prossimo quando l’Italia dovrà presentare all’Unione Europea i propri progetti per l’utilizzo delle risorse che arriveranno con il Recovery Found (209 miliardi €).
    (www.qualenergia.it)

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